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All IPCC definitions taken from Climate Change 2007: The Physical Science Basis. Working Group I Contribution to the Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change, Annex I, Glossary, pp. 941-954. Cambridge University Press.

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La CO2 possiede un tempo di permanenza in atmosfera molto breve

Che cosa dice la Scienza...

Le single molecole di anidride carbonica hanno un tempo di permanenza in atmosfera di circa 5 anni. Comunque quando escono dall’atmosfera si scambiano di posto con la anidride carbonica contenuta negli oceani. La quantità totale di extra CO2 che rimane in atmosfera rimane in circolazione per centinaia di anni.

Le argomentazioni degli scettici...

'Affinché le crescenti emissioni umane di CO2 possano causare il riscaldamento globale, i modelli climatici debbono assumere che la CO2 rimanga in atmosfera per un tempo molto lungo come 100-200 anni. Ciò, malgrado la stragrande maggioranza degli articoli peer review (ed anche misure sperimentali) trovino che la CO2 permane in atmosfera un tempo molto breve. Letteralmente un assunzione costruita artificiosamente, dettata dalla agenda politica,è diventata la pietra di paragone di un modello di scienza fraudolenta per quanto riguarda il Clima'(Lawrence Solomon)
  Le singole molecole di anidride carbonica hanno un tempo di permanenza in atmosfera di circa 5 anni. Comunque, quando escono dall’atmosfera si scambiano semplicemente di posto con le molecole di CO2 contenute negli oceani. La quantità complessiva del surplus di CO2 atmosferica resta nell’aria per un tempo dell’ordine dei secoli  
Vengono avanzate affermazioni di questo tipo:
(A)     Le previsioni del potenziale riscaldamento climatico della IPCC, per ciò che riguarda l’effetto sulla temperatura dovuto alla CO2, vengono riferite a diverse scale temporali: 20, 100 e 500 anni.
(B)     Ma la CO2 ha un tempo di vita media in atmosfera di solo 5 anni.
(C)     Pertanto alla CO2 non può essere attribuita la causa del riscaldamento previsto dalla IPCC.
Questo modo di argomentare è errato. La affermazione  (A) è vera, anche la (B) è vera, ma è irrilevante e fuorviante e da essa non segue che sia vera la (C).

 Queste affermazioni dipendono da che cosa si intende per tempo di vita media (lifetime). Per capire dobbiamo prima comprendere che cosa è un modello a box. In un contesto ambientale, i sistemi spesso vengono descritti in modo semplificato attraverso modelli a box. Un esempio semplice ( dai tempi della scuola ) è quello del ciclo dell’acqua, nel quale si considerano 3 boxes: le nubi, i fiumi e l’oceano. La sua forma visiva ( ignorate per ora i numeri) può essere come nel seguente schema della NASA:

 

Nel glossario del 4th Assessment Report  della IPCC, al termine lifetime vengono associati  diversi significati. Il più importante è questo:

“ Tempo di Turnover (T) , anche chiamato lifetime atmosferico globale, è il quoziente tra la massa M di  un serbatoio (per es. di un componente gassoso atmosferico) e la quantità del componente che viene rimossa (S), quindi T=M/S. Per ciascun processo di rimozione differenti tempi di turnover vengono definiti.  Nella biologia del Carbonio dei suoli, ad esempio , questo termine viene chiamato Tempo Medio di Residenza”.
In altre parole il lifetime è il tempo medio che una singola particella individuale trascorre in un box. E lo si calcola dalla dimensione del box (deposito) diviso per la grandezza del flusso uscente o entrante nel box. Il Terzo AR 4.1.4. della IPCC fornisce ulteriori dettagli.
Nella rappresentazione del ciclo del carbonio di sopra, ci sono 2 tipi di numeri. Quelli neri si riferiscono alla dimensione in gigatonnellate di Carbonio (GtC) nel box. I numeri viola sono i flussi ( o velocità del flusso) da e verso il box in gigatonnellate di Carbonio per anno (Gt/y).
Facendo un rapido conteggio si vede che circa 200 Gt di Carbonio entrano ed escono ogni anno nella’atmosfera. In prima approssimazione quindi , dato che il deposito ne contiene 750 Gt, possiamo calcolare che il tempo di residenza di una singola molecola di CO2 è pari a 750/200= circa 3-4 anni. Un attento conteggio delle fonti e dei pozzi di tale componente ci mostra che esiste uno squilibrio netto: il Carbonio nell’atmosfera aumenta ad un ritmo di circa 3.3 Gt/anno.
E’ verso che ogni singola molecola di CO2 ha un tempo di permanenza in atmosfera così breve. Ma, nella maggior parte dei casi, quando una molecola di CO2 esce dall’atmosfera semplicemente si scambia di posto con una dell’oceano. Pertanto il potenziale di riscaldamento della CO2 ha poco a che fare con il tempo di permanenza della CO2 stessa.
Ciò che in realtà conta per la potenzialità di riscaldamento è quanto a lungo il surplus di CO2 rimane in atmosfera. La CO2 è essenzialmente chimicamente inerte in atmosfera e può essere rimossa solamente da processi di natura biologica o per dissoluzione negli oceani. I processi biologici (di assorbimento) , con l’eccezione della formazione dei combustibili fossili, sono carbon neutral (cioè a somma zero). Ogni albero che cresce e poi muore e si decompone prima cattura poi restituisce la stessa CO2 . (In realtà qualche vantaggio può conseguire con la riforestazione ma l’entità è probabilmente minore rispetto al rilascio di CO2 dovuta all’uso dei combustibili fossili).
L’assorbimento della CO2 da parte degli oceani è veloce ma il problema è che lo strato superficiale dell’oceano si satura ed il collo di bottiglia è costituito dal processo di trasporto del Carbonio dalle acque superficiali a quelle profonde. Questo trasporto avviene attraverso i lenti movimenti della circolazione oceanica ed il ricambio. Il ricambio impiega 500-1000 anni. Pertanto una scala temporale come 500 anni perché la CO2 esprima il suo potenziale di riscaldamento  appare completamente ragionevole. (See IPCC 4th Assessment Report Section 2.10).
Questo post è stato scritto da  Doug Mackie, ricercatore del dipartimento di chimica dell’Università dell’Otago.

Translation by lciattaglia, . View original English version.



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